Ad affermarlo è il presidente di Assocarboni, Andrea Clavarino, nel corso di dell’audizione nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla Strategia Energetica Nazionale (Sen) che si è svolta ieri sera al ministero dello Sviluppo Economico ”Sbagliato puntare ancora di più sul gas, il combustibile di gran lunga più costoso, oggi al 60% nella produzione elettrica, e prevedere ulteriori incentivi alle rinnovabili, oggi pari a 9 miliardi di euro annui che andrebbero ad aumentare ulteriormente il caro bolletta. Per abbassare le bollette elettriche occorre sostituire il gas, la fonte più costosa, con il carbone allineando l’Italia maggiormente al mix delle fonti degli altri paesi europei che producono energia elettrica per il 60% con nucleare e carbone e non con il gas”. Ad affermarlo è il presidente di Assocarboni, Andrea Clavarino, nel corso di dell’audizione nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla Strategia Energetica Nazionale (Sen) che si è svolta ieri sera al ministero dello Sviluppo Economico.
La crescita, sottolinea, ”rappresenta la principale urgenza del Paese, sia a livello economico che sociale. Questa richiede anche una riduzione dei costi dell’energia elettrica di almeno il 30% per favorire la competitività delle aziende italiane specialmente quelle energy intensive dei settori dell’acciaio, carta, ceramico del vetro e dei laterizi oggi spiazzate dai concorrenti europei che hanno un’energia elettrica molto più competitiva perché basata sul nucleare e sul carbone”.
Le nostre centrali a carbone, rileva Clavarino, ”hanno ottenuto tutte la stringente certificazione ambientale europea Emas e hanno un efficienza media del 39% rispetto al 35% delle centrali europee che sono sprovviste della certificazione Emas. A Torrevaldaliga Nord la nuovissima centrale a carbone ha un’efficienza del 46%, un livello altissimo che solo un impianto in Danimarca e Giappone possono vantare”.
I progressi tecnologici e il rispetto degli standard ambientali, sottolinea il presidente di Assocarboni, ”permettono al carbone di essere la miglior alternativa economica e di mettere in sicurezza il nostro approvvigionamento energetico. Sarebbe sbagliato disperdere gli investimenti fatti dagli operatori del settore che garantiscono oggi all’Italia uno dei parchi di centrali a carbone tecnologicamente più avanzati, efficienti e sostenibili al mondo”.
Un nuovo mix delle fonti in linea con quello degli altri Paesi Europei (25/30% gas e 30/35% carbone), sostiene Clavarino, ”permetterebbe sia di aumentare la competitività del settore manifatturiero italiano sia di creare nuovi posti di lavoro”. Gli interventi necessari per attuare questo nuovo mix, rileva, ”riguardano il completamento della conversioni delle centrali di Vado Ligure, Porto Tolle e Saline Joniche, che porterebbe alla riduzione significativa del differenziale di prezzo dell’energia elettrica rispetto al resto d’Europa grazie all’utilizzo di un combustibile poco oneroso e ampiamente disponibile; l’utilizzo di impianti di elevato standard ambientale e tecnologico dove, in molti casi, l’uso del carbone può essere coniugato con quello delle biomasse; il miglioramento della sicurezza delle forniture oggi concentrato con il gas su Russia ed Algeria”.
Il carbone, sottolinea, ”si può infatti acquistare in tutto il mondo dalla Colombia, al Sud Africa, alla Russia, all’Australia, all’Indonesia, solo per citare alcuni paesi produttori, riequilibrando il mix produttivo elettrico ed aumentando la capacità del sistema di fronteggiare eventuali crisi nell’approvvigionamento del gas. Invitiamo quindi il nostro Governo a studiare il caso di Paesi europei come la Germania ed il Regno Unito che sul competitivo carbone e le sussidiate rinnovabili hanno fondato la loro produzione elettrica. Un mix fatto di più carbone e rinnovabili potrebbe essere la soluzione anche in Italia al caro bolletta”, conclude Clavarino.
Fonte: adnkronos.com