19 Marzo 2024

E alla fine IPD, noto provider globale di informazioni dedicato alla misurazione della performance del mercato immobiliare, ha “certificato” l’aumento del divario, sempre più marcato, tra i veicoli della finanza immobiliare che investono nel nord e nel sud d’Europa. E l’Italia non se la passa bene, anzi: ne esce con le ossa rotte.

Anche in campo immobiliare l’Europa viaggia a due velocità e l’Italia arranca

Che l’Europa, in ambito immobiliare, sia in una situazione di sostanziale difficoltà, vuoi per la drammatica situazione di mercati come quello irlandese, dove si è arrivati alla decisione di abbattere le abitazioni invendute, o di quello spagnolo, con la bolla immobiliare deflagrata nei conti sempre più pesanti delle banche iberiche, o in Paesi, ritenuti solidi come l’Olanda, ma in cui le previsioni sono le più fosche; il settore dei veicoli di investimenti (fondi immobiliari aperti e chiusi, e REIT) in Europa ha fatto segnare nei primi sei mesi del 2012, una sostanziale “tenuta”, con rendimenti, sì in calo, ma di poco più di 1 per cento.

Ma che ormai i rendimenti stiano viaggiando ad una doppia velocità, lo si può ben apprezzare analizzando le varie prestazioni dei diversi indici nazionali. Se già approfondita nelle scorse settimane la situazione dei fondi di investimento italiani, con un rendimento complessivo negativo, pai ad un -2,3%, e con una performance annuale del -4,8%, vediamo ora di passare in rassegna gli altri mercati del Vecchio Continente.

IPD Pan-European Property Funds Index

Nel Nord Europa (Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia), i rendimenti complessivi si attestano all’1,7 per cento, con una performance annuale del 5,8%. Se però il panel dei fondi analizzati è abbastanza risibile (solo dieci), passando alla Germania l’analisi dimostra in tutta la sua chiarezza di come l’Europa sia un mercato disomogeneo. Se i rendimenti sono sostanzialmente fermi (0,1% al 31 agosto), così come le perfomance annuali (0,4%), il dato che salta subito all’occhio è la differenza tra i fondi (aperti) che investono esclusivamente in Germania, con performance annuali pari al 2,6%, e i fondi che investono nel resto d’Europa, con perfomance annuali pari allo 0,2%. Il rischio (immobiliare, economico e finanziario) pare quindi essere tutto al di fuori della Germania.

Gli altri due grandi mercati europei, Francia e Regno Unito, hanno fatto segnare andamenti differenti. Se i cugini transalpini hanno messo in scena una sorta di ripresa nella prima metà del 2012, con un rendimento complessivo del 2,9%, e con una perfomance annuale del 4,2 per cento, il Regno Unito non mostra segni di miglioramento del mercato, e nessun blocco alla tendenza ribassista delle prestazioni, che ha avuto inizio nell’ultima parte del 2010: 0,2% i rendimenti semestrali, e 3,6% le perfomance annuali.

E se confrontiamo la situazione del mercato italiano con quella dei PIGS, la situazione è ancor più sconfortante: Irlanda, con un rendimento semestrale dello 0,6% (perfomance annuale a 1,7%); Portogallo e Spagna, con dati ancora in fase di ultima definizione, ma entrambi con segno sì negativo, ma inferiore rispetto ai dati italiani. E certo non conforta non avere a disposizione i dati della Grecia, perché mercato troppo piccolo, e già poco interessante di suo.

Certo, la situazione immobiliare appena descritta ben riflette l’incertezza che affligge la zona Euro, e le perfomance modeste fatte segnare dalla maggior parte dei mercati europei, dove nella maggior parte dei casi probabilmente non si è toccato il fondo in termini di rendimenti. Ma la situazione dei fondi di investimento italiani che stanno ristrutturando la loro posizione debitoria nei confronti delle banche, e con un repricing che ancora non ha fatto un deciso ingresso sul mercato, è ancor più preoccupante se alla situazione di crisi generalizzata di grosse fette del settore industriale, e del commercio, aggiungiamo anche la situazione di totale blocco, non solo dell’ambito creditizio, ma soprattutto di tutte le varie riforme che stanno facendo scivolare il nostro Paese sempre più giù nei ranking internazionali di attrattività.

Parliamoci chiaro: se voi foste un investitore, confrontando i rendimenti dei vari Paesi, e tirando le somme di un anno di governo Monti, con le cose fatte, e quelle da fare, e con l’avvicinarsi delle elezioni in una situazione politica totalmente caotica, e quindi di massima incertezza (a quanto salirà lo spread del “rischio Paese”), in quale Paese europeo investireste?

 

Fonte: linkiesta.it

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