19 Marzo 2024

La crisi investe ormai molti settori dell’economia italiana, particolarmente colpito risulta il comparto degli scambi immobiliari residenziali, un calo legato a vari fattori quali la congiuntura economica ed occupazionale, il crollo nell’erogazione dei mutui, l’enorme quantità di case invendute e dei pochi clienti disposti ad acquistare oltre all’introduzione dell’IMU.Inoltre, da uno studio condotto dal Centro Studi della Confindustria, un altro fattore che ostacola il mercato immobiliare è il livello dei prezzi delle case che, nonostante tutto, rimangono piuttosto alti e che, sempre secondo tale ricerca, richiederebbe una correzione del 7% sui listini attuali.
Negli ultimi 4 anni i prezzi sono diminuiti di oltre il 10,8% in termini nominali e del 17,2% al netto dell’inflazione ma, nonostante ciò, in rapporto ai redditi disponibili, sono ancora superiori del 9,2% al netto dell’inflazione e per entrare in equilibrio con la capacità d’acquisto degli italiani occorre un riallineamento anche se in Europa, esclusa la Germania, c’è chi sta peggio dell’Italia considerando che i valori immobiliari sono ancora più sproporzionati rispetto ai redditi disponibili come in Olanda (+36,6%), in Francia (+34,3%) e in Spagna (+25,4%).

Un quadro a tinte fosche dell’attuale mercato immobiliare che risalta ancor più se si analizzano i dati pubblicati dall’Agenzia del Territorio e relativi al volume di compravendite nel settore residenziale riguardanti il primo e secondo trimestre 2012.
Dalle tabelle si evince che quest’anno il pessimo inizio delle transazioni è stato seguito da un vero e proprio tracrollo, con una contrazione che, a livello nazionale, si attesta al 24,9% rispetto allo stesso periodo del 2011 e che in Sicilia, in linea con il dato generale, registra un – 25,4%.

Si tratta della più brusca caduta tendenziale dall’inizio del monitoraggio (2004), riduzione che colpisce anche le grandi città che, normalmente, sono meno sensibili alla riduzione delle compravendite e la tendenza si annuncia critica anche per il terzo e quarto trimestre 2012.

I dati siciliani vedono particolarmente colpite le province di Messina (- 32%) e Ragusa (- 31,8%) seguite da Palermo e Siracusa (- 26,9%), Catania (26,5%) mentre Trapani (- 19,9%), Enna (- 17,5%), Caltanissetta (- 15,4%) ed Agrigento (- 12,2%) registrano una diminuzione nettamente inferiore rispetto ai dati nazionali e regionali.

Nel primo semestre 2012 il volume di scambio complessivo (16.023) è registrato per il 46% dalle province di Palermo (3.885) e Catania (3.471), per il 30% da quelle di Messina (2.089), Agrigento (1.395) e Siracusa (1290) e per il 24% da Trapani (1.399), Ragusa (1.079), Caltanissetta (909) ed Enna (596).

Analizzando i dati del primo semestre 2012 relativi ai nove capoluoghi siciliani la diminuzione maggiore delle compravendite si registra nella città di Agrigento (- 40,3%), sovvertendo il dato percentuale provinciale che la vede in testa, seguita dai Comuni di Siracusa (- 35,6%), Messina (- 34,5%), Trapani (- 32,4%), Enna (- 30,8%), Catania (- 27,5%), Palermo (- 26,7%), Caltanissetta (- 26,1%) e Ragusa (- 21,9%).
Il capoluogo di provincia con il maggior numero di transazioni rimane Palermo (2.062) seguito da Catania (1.065), Messina (882), Siracusa (378), Ragusa (346), Caltanissetta (258), Trapani (253), Agrigento (190) ed Enna (63).

Da tutto questo vien fuori una realtà desolante che non apre spiragli a breve termine e se, una volta, per gli italiani il mattone era il bene rifugio per eccellenza per molti adesso è diventato un vero miraggio.

Fonte: tempostretto.it

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