29 Marzo 2024

efficienza-energetica1Nel corso del 2012 ve l’abbiamo raccontato più volte: è da un anno che è obbligatorio, quando si mette in vendita o in affitto un immobile, dichiararne la classificazione energetica. Ma come e quanto è stata recepita questa legge? Vediamolo insieme.
Una legge rispettata a metàL’acronimo ACE sta per attestato di classificazione energetica: si tratta di uno strumento di trasparenza davvero importante per chi vuole comprare o affittare casa perché permette di conoscere già sulla carta, prima ancora di concludere la trattativa, quanto sia dispendioso l’immobile in termini consumi. Sapere in anticipo quanto  incideranno, nella gestione dell’immobile, i consumi di luce, acqua e gas rappresenta un bel vantaggio e una variabile spesso determinante per la scelta dell’abitazione; eppure, sembra che non tutti lo sappiano. È passato un anno da quando l’ACE è legge, ma ad oggi solo il 53% degli annunci di vendita e appena il 37% di quelli in locazione offre questa indicazione.

Nel dettaglio dello studio, solo l’11% degli annunci caricati sul sito da parte di privati cittadini ha una valida certificazione energetica; la percentuale sale al 46% quando gli annunci provengono da agenzie immobiliari indipendenti, al 58% quando sono gestiti da agenti affiliati a grandi gruppi – che possono sfruttare i sistemi di certificazione messi a disposizione dalle sedi centrali – e al 97% per quelli proposti dai costruttori (anche se per loro la certificazione energetica è obbligatoria sin dalla fase progettuale).

Ma perché questa palese inadempienza della norma? Non certo per mancata conoscenza della legge, o per incuria; più semplicemente, perché ottenere l’attestato di classificazione energetica costa. Così, per evitare i costi della perizia, si preferisce ignorare la norma oppure si ricorre all’autocertificazione in classe G (quella peggiore), con l’obiettivo di classificare realmente l’immobile solo all’atto del rogito, quando si è sicuri di rientrare nella spesa sostenuta. Quello che non tutti sanno, tuttavia, è che questa pratica non è legalmente valida né tantomeno consentita. Alla base di questa pigrizia dei proprietari, evidentemente, c’è il loro sconforto: con i tempi di vendita/locazione che si allungano si è disposti a spendere solo una volta aver trovato l’acquirente/locatario.
La certificazione, questa sconosciuta

L’Attestato di Certificazione Energetica, in breve, monitora e certifica i consumi dell’immobile: viene redatto a dopo aver analizzato gli indici di prestazione energetica dei sistemi di raffrescamento, riscaldamento e produzione d’acqua. Per comprenderci, un immobile ha una buona classe energetica (A+, A e B) quando vanta un’elevata efficienza energetica e dei consumi più bassi; di contro, uno in classe G sarà molto più inquinante e avrà più alti costi di gestione.

Ma perché è così importante monitorare i consumi delle nostre case? Perché gli immobili presenti nel nostro Paese  sono responsabili del 35% di tutto l’inquinamento che si crea in Italia (stime del Ministero dello Sviluppo Economico). Dobbiamo ricordare che sette edifici su dieci sono stati realizzati prima che si cominciasse a parlare di efficienza energetica (è nel 1976 che venne firmata la prima legge in merito). Facile capire, così, quanto siamo indietro, in Italia, nell’efficienza energetica dei nostri palazzi: guardando agli immobili provvisti di ACE, solo il 30% si trova nelle tre migliori classi energetiche (A+, A e B).
Le differenze tra le regioni

Il recepimento della legge sull’obbligatorietà dell’ACE non sta avvenendo in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale: il record di immobili certificati è in Trentino Alto Adige, con l’80% di unità immobiliari certificate; seguono il Veneto (62%) e la Valle d’Aosta (58%); agli ultimi posti, invece, troviamo la Sicilia (23%) e la Basilicata, dove solo il 19% degli immobili sul sito hanno un valido documento di attestazione dei consumi.

 

Fonte: http://news.immobiliare.it

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