19 Marzo 2024

Gli strumenti che attualmente una ESCO ha a disposizione per finanziare la propria attività possono essere suddistinti in tre categorie: finanziamento esterno, finanziamento interno e titoli di efficienza energetica.
Il finanziamento esterno consiste, oltre ai casi di leasing o project financing, in forme di prestito bancario: gli istituiti di credito stanno dando vita ad un concreto sistema di finanziamenti indirizzati proprio alle ESCO e al loro ruolo nel mondo energetico . In tal modo l’impulso al mercato diventa sempre più forte e anche le società minori, che non hanno possibilità di investire con mezzi propri, possono prendere parte al rischio finanziario dei progetti in cui si trovano coinvolte e vedersi, di conseguenza, effettivamente riconosciute come ESCO.Il finanziamento interno, invece, può concretarsi in un venture capital, ovvero nell’apporto di capitale da parte di un investitore fortemente orientato al rischio per finanziare l’avvio o la crescita di un’attività in settori che presentino un notevole potenziale di sviluppo. L’investimento di venture capital, infatti, si caratterizza per l’investire su società in start up che operino in settori altamente innovativi e per la presenza di un elevato rischio sia operativo che finanziario.

Tale forma di finanziamento risulta di grande interesse per le ESCO se si considera che il problema rilevante per tali società, quanto meno nella prima fase di sviluppo, è quello della scarsità del capitale disponibile: in mercati, come quello italiano in cui molte società di servizi energetici stentano a decollare, la possibilità di crescita attraverso tale forma di finanziamento è molto promettente.

Al di là di tali strumenti probabilmente la forma di incentivazione più valida è rappresentata per le ESCO dall’accesso al mercato dei titoli di efficienza energetica, e più in particolare dai certificati bianchi. Tali titoli sono emessi dal GME a favore dei distributori di energia elettrica e di gas e a favore di società operanti nel settore dei servizi energetici al fine di attestare il risparmio energetico conseguito attraverso interventi e progetti (ad esempio nuovi impianti di illuminazione o di teleriscaldamento) mirati all’incremento dell’efficienza energetica negli usi finali. Ciascun titolo ha valore pari ad un tep (una tonnellata equivalente di petrolio) e se ne possono individuare  tre tipologie: quelli che attestano il risparmio attraverso interventi per la riduzione dei consumi finali di energia elettrica, quelli che attestano il risparmio attraverso interventi per la riduzione dei consumi di gas naturale e quelli che attestano il risparmio attraverso interventi relativi ad altri combustibili.

A partire dai risparmi energetici conseguiti nell’anno 2005, il GME, in base ai D.M. 20 luglio 2004, così come modificati dal D.M. 21 dicembre 2007, emette TEE (Titoli di efficienza energetica) a favore degli aventi diritto in virtù dei risparmi conseguiti e comunicati al Gestore dall’ AEEG.

Il GME, dunque, organizza e gestisce il mercato dei certificati bianchi: essi sono venduti o dai distributori che con i loro progetti raggiungono un risparmio superiore ai propri obiettivi annui o dalle ESCO (che li hanno ottenuti mediante progetti autonomi e che, non avendo obblighi diretti di risparmio cui ottemperare, hanno la possibilità di realizzare dei profitti sul mercato) e sono acquistati dai distributori che con le proprie attività realizzano un risparmio inferiore a quello che dovrebbero raggiungere.

Ciò premesso, è interessante indagare qual è il ruolo che le ESCO possono svolgere nel mercato dei TEE (Titoli di efficienza energetica) . A tal fine è indispensabile premettere la definizione che l’ AEEG ha dato di società di servizi energetici: “società, comprese le imprese artigiane e loro forme consortili, che alla data di avvio del progetto hanno come oggetto sociale, anche non esclusivo, l’offerta di servizi integrati per la realizzazione e l’eventuale gestione di interventi”.

Alla luce di ciò si sono potute accreditare come ESCO presso l’ AEEG molte società che soddisfano il requisito citato, ma che in realtà non sono società di servizi energetici vere e proprie, alla stregua di quelle fino ad ora descritte.

Le ESCO, come definite dall’AEEG, hanno dunque contribuito con un ruolo fondamentale alla crescita iniziale del mercato dei TEE: ad oggi la maggior parte dei titoli sono stati emessi a fronte di interventi realizzati da soggetti accreditati quali  ESCO.

Se da un lato il meccanismo può dirsi ormai collaudato, e il mercato avviato, dall’altro le società di servizi energetici (le ESCO, si potrebbe dire, sostanziali, ovvero quelle che operano anche al di fuori del mercato dei TEE) devono lavorare per scongiurare il rischio di vedere fiorire tante società fittizie che, sfuggendo ad una normativa in alcuni casi fin troppo flessibile, sfruttano la denominazione ESCO solo per accedere più facilmente al cliente finale, senza dimostrare la capacità di offrire servizi ad alto valore aggiunto che da esse ci si aspetta.
Fonte: certificazioneenergeticaonline.com

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